venerdì 15 novembre 2024

A MACCHIA D' OLIO



Sarebbe necessario avere un'idea precisa del termine "Nazione", del suo significato culturale in senso lato, storico, culturale e religioso: in rete pare ce l'abbiano in pochi e si gioca pericolosamente con tale ignoranza. Si gioca in modo scorretto. L'assioma secondo il quale non si debbano impedire migrazioni di entità simili a quelle degli ultimi anni ma anzi le si debba favorire è PURA FOLLIA. Non ha altro senso a meno che non si stia perseguendo una precisa strategia mirante a una nuova pulizia etnica applicata col metodo della sostituzione progressiva di una popolazione sull'altra, di una eradicazione dei principi economici culturali di certi popoli a favore di altri.
Io non sono d'accordo e lo affermo in modo netto: l'islam non mi piace e non lo voglio tra i piedi. Questa affermazione, grave me ne rendo conto, può avere un solo significato: tenere gli islamici lontano dall'Europa poichè non si può separare una fede come quella nell'islam dalle sue conseguenze civili e sociali. E' possibile sorvolare allegramente sulla realtà concreta di una società islamica come si vede chiaramente in tutte le realtà in cui questa religione domina il panorama umano? E' lecito negare che tutti i paesi islamici sono teocratici? Come posso da occidentale dimenticare la storia del mio continente, lo spirito culturale, religioso, politico di questo ultimo millennio, posso far finta che S. Francesco, Giotto, Michelangelo, Lutero, Voltaire, i roghi...mio padre e mia madre svaniscano perchè ci sono altre realtà più importanti e nuove? Rimescolare le carte in ossequio a tendenze e ideologie imposte da una pseudo cultura da web pilotate da un europeismo  a senso unico non fa per me. Non mi piacciono coloro che dopo decenni di lotta per la laicità dello stato  e dei cittadini, dopo prese di posizione durissime nei confronti del Vaticano e della idea cristiana di società, dopo anni di scrittura sulla liberazione femminile, non alzano un dito, non scrivono un rigo non cantano una canzone contro il mondo islamico ma invece scrivono in rete felici e beati del suicidio intellettuale verso cui stanno precipitando. O sono pazzi o sono ipocriti: li disprezzo in entrambi i casi.
Guardate per un attimo le coste dell'Africa settentrionale e della Turchia, osservate la posizione geografica di Grecia, Italia, Sicilia, Spagna, analizzate gli itinerari e i confini nazionali e pensate a chi vive dentro di essi. Questa è l'unica e seria cosa da fare prima di sparare giudizi etici e affrettati sui fatti degli ultimi dieci anni nel Mediterraneo; l'islam e non solo la sua povertà endemica si sta diffondendo a macchia d'olio sul vecchio continente. A chi giova? Al mondo femminile senz'altro no: qualcuno mi spieghi allora come mai è soprattutto il mondo femminile a appoggiare una simile causa. Le donne di cultura, con buone letture alle spalle, con una vita di sacrifici spesso misconosciuti, con un'idea chiara e forte della propria identità sociale e culturale NON PRONUNCIANO UNA SILLABA CHE SIA UNA contro lo scempio legalizzato che l'islam pratica sul mondo femminile! Una parola care blogger dei miei stivali su atti sociali che da noi si chiamano stupro, pedofilia, schiavitù etc etc e sui quali voi invece siete disposte a leggiadre giravolte pur di dimostrare che sì va bene così e bisogna comprendere. La cosa sconvolgente è la reazione che avete appena qualcuno/a ve lo fa notare: scandalo e acredine a gogò, puzza sotto il naso e ironia a un tanto al chilo. Tenetevi stretta questa idea, resto della mia e non intendo favorire in alcun modo la trasfusione di quel mondo nel mio per vederlo sparire entro i prossimi trentanni.

venerdì 1 novembre 2024

Fuori discussione - i commenti



Affermare che nel mio blog è presente la gran parte del mio mondo non è una battuta: chi mi legge mi legge dentro; è un rischio ( non calcolato) ma è così. La scomparsa dell'autore non implica quella del suo mondo intellettuale ma oggi al netto di qualsiasi discussione finalmente io sono fuori discussione. Non ci sono riuscito con pervicace volontà, figuriamoci se ne ero capace, è accaduto in modo fisiologico: così un momento prima di decidere una chiusura programmata mi è arrivata dalla vita una comunicazione di “fine corsa”. Se avessi deciso di lasciare la moderazione avrei limitato grandemente la possibilità di essere letto al di là del mio tempo; nessuno in rete sopporta la mancanza di relazioni, è già difficile in condizioni normali ma senza il do ut des del commento un blog affonda nelle sabbie mobili del web e sparisce del tutto. Sono certo che la mia decisione sarà la fine di tutti i miei blog: tra qualche settimana non ci sarà più alcuna visita e nessun lettore. 
Mi sento un po' scemo a riflettere su tale argomento, mi ha ossessionato per molti anni e mi ha creato grandi problemi in questo ambiente. Lasciare la mano è indispensabile quando il proprio ciclo si è chiuso, coloro che mi hanno seguito in questi anni e sanno di questa mia abitudine ricorrente forse sorrideranno un po' infastiditi ma stavolta è un gesto definitivo, quindi radicale nei suoi effetti. Se tra essi vi sarà anche un po' di delusione e quasi una sensazione di tradimento per un rapporto interrotto così bruscamente penso sia vero, doloroso ma inevitabile. Ad alcuni di voi avevo persino indicato il link di questo blog sperando di riuscire a recuperare il tempo perso: avevo una forza e una fede che ora non ho più, mi dispiace profondamente ma è ora che io vada. Infine ho pensato di togliere la moderazione d’ora in poi: non serve più. La finestra commenti resterà aperta, se volete commentatevi tra voi…oppure lasciate un ricordo: un blog altro non è che un diario virtuale, se lo lasci a vista può essere sfogliato, io la vedo così. 
D'ora in poi tutti i post, ovunque pubblicati ( ve ne sono altri sparsi in giro nel web, lasciati in disordine apparente- se vi capita vi inciamperete contro) sono stati programmati, ciò che non si è potuto programmare resta fissato in modo stabile. Solo una decisione estranea al sottoscritto potrà cancellare questi testi, dipenderà dalle scelte delle piattaforme di appartenenza E’ stato spesso un piacere. 

 Enzo rasi